Jamás he estado en las Pribilof, esas islas del Mar de Bering hacia las que ponían proa en la maravillosa película El Mundo en sus Manos de Raoul Walsh. De momento me he quedado en la Alaska continental. Pero esa frase exclamada al frío viento del océano en el celuloide de 1952 siempre me ha sugerido las aventuras y emociones que, de alguna manera, intento encontrar en mis viajes.

viernes, 25 de noviembre de 2011

RAYAS (NAMIBIA)



Piel de cebra, tablero de ajedrez distorsionado, claroscuro veloz, trama geométrica de luz y noche, código de barras africano, laberinto sin salida.

Las rayas negras y blancas de las cebras en las llanuras saladas de Etosha se ven alteradas por otras líneas intrusas que alternan la cadencia. En los cuartos traseros unas tenues líneas pardas, a veces doradas, perfilan la piel de la cebra de Burchell (Equus quagga burchellii), la subespecie de cebra común que habita en las tierras secas namibias. Realmente cautivadoras, no me extraña que los felinos se relaman.

La esquiva cebra de montaña (Equus zebra hartmannae), un dibujo diferente de blancos y negros, apenas se deja ver en las tierras altas del Damaraland pero aún así consiguió cruzarse en mi sendero y mirarme con desdén mientras me alejaba.

Rayas y más rayas.

(Parque Nacional de Etosha y Damaraland, agosto de 2011)






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STRIPES  (NAMIBIA)

Zebra skin, distorted chessboard, fast chiaroscuro, geometric pattern of light and night, African barcode, labyrinth with no exit.

The black and white stripes of zebras in the Etosha salt flats are altered by other intrusive lines alternating the cadence. On the hindquarters a faint brown lines, sometimes golden, profile the skin of Burchell's zebra (Equus quagga burchellii), the common zebra subspecies inhabiting Namibian drylands. Really captivating, no wonder the cats lick their lips.

The elusive mountain zebra (Equus zebra hartmannae), a different picture of black and white, it is hardly seen in the highlands of Damaraland but it still managed to cross my path and look at me with disdain as I went away.

Stripes and more stripes.

(Etosha National Park and Damaraland, August 2011)
 

(c) Copyright del texto y de las fotos: Joaquín Moncó

2 comentarios:

  1. Las rayas de la cebra me han recordado un cuento de un autor italiano:


    Le righe della zebra.

    C'era una zebra che si vergognava moltissimo delle sue righe nere e avrebbe preferito essere un cavallo. La zebra stava dentro una gabbia dello zoo e, quando c'era il sole, alle righe della pelliccia si sovrapponevano le righe delle sbarre di ferro. Qualche volta appariva con le righe doppie, ma quando il sole era alto e lei si metteva di traverso, le righe delle sbarre formavano con le sue tanti piccoli quadrati. Se apparire con la pelle a righe la faceva vergognare, la pelle a quadretti la faceva addirittura andare in bestia. E allora si metteva a fare dei versacci che spaventavano le genti che giravano per lo zoo a curiosare. Un giorno che vide passare un cavallo con il suo mantello lucente e biondo, la zebra si mise a piangere e pianse per un giorno e una notte.
    La zebra si sentiva molto triste e così, mentre era stata scontrosa e solitaria, incominciò a chiacchierare con i vicini. Scoprì che la giraffa si vergognava come una giraffa per via del collo troppo lungo, che l'ippopotamo non era per niente contento del suo muso quadrato, che la gru non avrebbe voluto avere delle gambe così stecchite, perciò appena poteva ne nascondeva una sotto l'ala, che le foche non avrebbero voluto avere i baffi, che l'aquila invidiava la voce dell'usignolo, che il leopardo passava le giornate a leccarsi le macchie della pelliccia sperando di cancellarle, che i serpenti erano pieni di complessi perché non avevano le gambe, che l'elefante si vergognava di avere la coda al posto del naso. Insomma non c'era animale dello zoo che fosse contento di se stesso.
    La zebra si prese la testa tra le zampe e si concentrò sulle sue righe nere. Dopo molto pensare decise che lei purtroppo non era un animale bianco con le righe nere, ma un animale nero con le righe bianche. Allora è molto meglio essere un animale a righe piuttosto che un animale nero, si disse, e da quel momento si mise l'animo in pace e portò le sue righe bianche con grande disinvoltura.

    (da Luigi Malerba, "Storiette tascabili", Einaudi, Torino)

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  2. Me ha gustado el cuento, sí señor. Dice mucho más de lo que parece. Por cierto, respecto al debate eterno de si las cebras son blancas con rayas negras o viceversa, parece que "según los últimos estudios", signifique lo que signifique eso, las cebras son negras con rayas blancas... pues a mí no me lo parece.

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